Apre la sesta edizione, 15 luoghi e 42 artisti

Fotografie e dintorni

Geografle dell'invisibile è il titolo che caratterizza la sesta edizione della Biennale dell'Immagine 2008 (Bi6), rassegna focalizzata sull'arte fotografica e sulle arti visive contemporanee, tra cui videoarte e cinema, e articolata in una decina di eventi espositivi, disseminati tra Chiasso e la regione del Mendrisiotto (Ligornetto, Monte, Mendrisio). Affermatasi nell'arco di sei edizioni come uno dei più originali appuntamenti del genere in Svizzera e in Europa, è oggi divenuta un irrinunciabile punto d'incontro tra le più innovative esperienze creative in questo campo, per scoprire un ambito disciplinare in grande fermento e in costante rinnovamento. Questa nuova edizione concentra la propria attenzione su un soggetto che, almeno a prima vista, sembrerebbe in netta contraddizione con il mondo delle immagini: ciò che è invisibile. Per riprendere la celebre frase di Henri Cartier Bresson, è oltremodo difficile mettere sulla stessa fragile linea l'occhio, il cervello e il cuore. Ogni immagine contiene infatti una molteplicità di elementi che si possono afferrare con lo sguardo e altri invece percepibili solo dall'inconscio.

Obiettivo della Bi6 è di rintracciare punti di vista sulle mappe del reale e dell'immaginrio personale e collettivo, che ci permettano di scorgere nuovi limiti, nuovi spazi, nuovi rilievi, nuovi percorsi, dando così la possibilità all'occhio, al cervello e al cuore di riacquistare almeno in parte la capacità di leggere con l'intelligenza delle emozioni il mondo che ci circonda. Gli eventi espositivi sono 14, 42 i fotografi e gli artisti visivi che occupano lo spazio della Biennale.

L'Informatore / 19.09.2008

Chiasso - la sesta edizione della Biennale dell'immagine

Quando il visibile mostra ciò che l'occhio non vede

Il visibile nasconde misteri che non si mostrano, ma stanno alla base della realtà così come essa si presenta ai nostri occhi, spesso affetti da una congenita miopia. È questo, semplificato e spiegato brevemente, il succo di un famoso saggio del filosofo fenomenologico Merlau Ponty, Il visibile e l'invisibile. Ed è questo il fulcro attorno al quale si raccolgono le quattordici mostre organizzate in seno alla Biennale dell'immagine, che parte il 21 settembre e giunge quest'anno alla sesta edizione. Il titolo, Geografìe dell'invisibile, già suggerisce il binomio apparentemente inconciliabile tra ciò che si vede - l'immagine - e ciò che non si vede. Affascinante, non c'è che dire: certo, perché spiegare ciò che non si vede attraverso l'immagine è una sfida non da poco. Ogni mostra affronta il tema da un punto di vista diverso. Per esempio può capitare di soffermarsi sul tema del paesaggio, andando ad indagare come il mutamento in atto nella configurazione urbana del territorio significhi in primo luogo un cambiamento dell'orientamento umano, sociale e affettivo: è quanto mostra Ereditare il paesaggio, l'esposizione ospitata dallo Spazio Officina, dove si raccolgono le esperienze di nove grandi maestri (Barbieri, Basilico, Castefia, Chiaromonte, Cresci, Fossati, Guidi, Jodice e vitali) e 19 giovani fotografi da essi scelti.

La Biennale ha anche avuto il merito di inaugurare la collaborazione con il Max Museum, che ospita tre artisti (due svizzeri, Ursula Biemann e Felix Hug, e una turca, Banu Cennetoglu) accomunati dall'aver messo al centro delle loro opere (video e istallazioni) il tema delle relazioni umane.

Al Museo Vela un omaggio a Paul Scheuermeier, un artista un po' sui generis se si considera che, partito per studiare i dialetti della Svizzera italiana e dell'Italia, lo studioso ha poi ripiegato verso l'arte fotografica quale strumento più adatto a spiegare la vita quotidiana delle persone. E qui il rapporto tra visibile (imagine) e invisibile (parola) si fa ancora più pregnante.

C'è poi chi, come Franco Beltrametti, intende questo rapporto come passaggio dalla realtà contingente ad un altrove interpretato come poesia, vuoto o silenzio

(i collages saranno esposti alla Galleria Stallenove di Mendrisio).

Molto interessante anche il percorso di Matteo Emery - in mostra alla Galleria Mosaico di Chiasso - le cui opere ruotano attorno ad una serie di installazioni realizzate col ghiaccio, con la corda ed altri materiali.

Sempre a Chiasso, poi, la Galleria Cons Arc propone un viaggio nell'utopia personale di Cristof Klute.

Infine, visto che i luoghi possono talvolta essere improvvisati, una mostra open-air, lungo la strada che va da Castel San Pietro a Monte (verranno esposti quattordici fotografie di Harald Mol, fissate su appositi pannelli) e negli spazi dell'ex Polizia, quattro mostre dedicate a Chantal Michel, Christian Tagliavini, Andreas Seibert e Mariano Snider.

È per unificare il territorio, trenta proiezioni luminose verranno istallate nella zona neutrale tra la Svizzera e l'Italia (Piazzale alla Dogana): una no man's land dove ritrovare il senso dell'appartenenza.

di Laura di Corcia

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